“Il Servizio è l’essenza stessa del roverismo e dello scoltismo, la scelta che verrà presa con la Partenza. Per questo è importante che i novizi abbiano occasione di vivere con consapevolezza e profondità la proposta. Senza dimenticare i loro 16 anni…”
Nuove responsabilità
I novizi hanno già sperimentato il servizio e la responsabilità quando hanno svolto il ruolo di capi squadriglia, un ruolo determinante nella loro crescita.
In Noviziato si tratta pertanto di far prendere loro coscienza di quell’esperienza e di ripartire con la stessa energia verso il mondo, verso la società.
Il Servizio è un’esperienza fondamentale nella formazione dei ragazzi, ne determina spesso l’atteggiamento nei confronti del prossimo e della vita, in esso scoprono attitudini nuove, sensibilità e competenze che potrebbero rimanere inespresse se non ben coltivate e “tirate fuori” (educare vuol dire proprio questo) con attività ed esperienze appropriate.
I novizi cambiano ruolo, da capi squadriglia che hanno responsabilità e potere, a servitori che offrono la loro disponibilità e competenza, da capi nominati con un ben chiari compiti, ad esploratori nella società, alla ricerca di bisogni e necessità dove sperimentarsi servi.
Pertanto in Noviziato la strada del Servizio avrà più corsie:
- Una che porta a sperimentare vari tipi di servizio: dal lavoro manuale all’assistenza, al prendersi cura delle persone bisognose o malate, alla collaborazione con associazioni di volontariato:
- Una che porta a scoprire le diverse dimensioni del Servizio: la gratuità, il senso del donare, il volontariato, la preparazione e la competenza del lavoro che si offre, la capacità di collaborare con altri;
- Un’altra ancora che porta alla scoperta dei bisogni presenti nella nostra società, nel territorio in cui viviamo: situazioni di sofferenza fisica e psichica, di povertà, di abbandono, di emarginazione e diversità, di sfruttamento;
- Un’altra corsia porta alla ricerca delle risposte a questi bisogni, la ricerca dei volontari, delle strutture, delle associazioni che già si occupano di fornire aiuti e assistenza, dei corsi di preparazione, delle risorse già messe in campo nel territorio.
L’inchiesta e l’impresa sono gli strumenti più appropriati per questi obiettivi, ma i Capi sapranno trovarne anche altri, più adatti ai loro ragazzi.
Queste corsie vengono percorse dal Noviziato e poi dal Clan con attività e impegni crescenti, facendosi aiutare da persone già inserite che magari conoscono lo scopo educativo del nostro servizio e sono in grado di supportare i Capi in questo lavoro
La dimensione della scoperta è sempre da tenere presente in Noviziato.
Vivere la condivisione, sperimentare la carità
Accanto a tutto questo è indispensabile un saggio lavoro di motivazione al Servizio che non può essere considerato una mera esperienza di solidarietà sociale: è la sperimentazione della carità, è l’attuazione del messaggio di Cristo, dell’amore verso il prossimo, è la risposta dell’uomo al “fatevi servi gli uni degli altri”: un servizio senza questa riflessione può sfociare in un attivismo generoso e solidale, ma senza radici nell’anima dei novizi, un’attività che può anche rivelare l’ineluttabilità della sofferenza e della povertà, dello sfruttamento e dell’emarginazione, senza dare prospettive e risposte.
Senza enfasi e senza retorica è indispensabile inquadrare il Servizio in un’ottica di donazione e di sacrificio, che sono la via cristiana verso la salvezza; è indispensabile far scoprire che il nostro Dio è il Dio dei poveri e dei sofferenti e che ogni volta che avremo aiutato qualcuno avremo aiutato Lui.
Un’esperienza educativa
Inizialmente il Noviziato si muove unito nel mondo del Servizio: un certo tipo di percorso deve consentire a tutti di vivere più esperienze. Il capo è mediatore e garante dell’esperienza, la fa vivere e cogliere nella pienezza dei suoi significati.
Nell’arco dell’anno poi qualcuno si metterà alla prova, se vi saranno le condizioni indispensabili (vale a dire qualcuno che insegni e che segua il novizio, un’esperienza che arricchisca e formi) con un servizio di pattuglia, o al limite anche individuale, anche se questo non è l’obiettivo primario.
Quando si parla di servizio comunitario non vuol dire solo che dev’essere svolto insieme da tutto il gruppo dei novizi, come talvolta è possibile, ma che il servizio è lo stesso per tutti in modo che sia più facile verificarlo, seguirlo e condividerne i problemi per tutta la comunità.
È importante e molto utile che vecchi rover o scolte assumano i novizi nel loro servizio extrassociativo e li guidino in questi primi passi.
Estote parati
Un altro aspetto del servizio da insegnare è l’essere preparati a cogliere quelle opportunità non programmate che possono incontrarsi nell’anno di Noviziato.
Educare a rispondere sì ad occasioni di servizio inaspettate è importante quanto educare alla competenza e all’imparare facendo, cioè a farsi una competenza in corso d’opera.
La maggior parte delle conoscenze si apprendono proprio lavorando in lavori nuovi e sconosciuti.
Compito dei capi è quindi rendere i ragazzi consapevoli che si può e si deve imparare nel lavoro concreto e manuale, nel lavoro con altri più esperti, nel lavoro in rete.
Non va assolutamente tralasciato infine un discorso di servizio nel quotidiano, in famiglia, nella scuola, nei rapporti personali. Il servizio deve progressivamente diventare un modo di vivere ogni aspetto della propria vita. Soprattutto va pestata attenzione al servizio in famiglia, perché non si crei l’assurdità per cui in Noviziato (e negli scout in genere) tutti s’impegnano e a casa tutti sfruttano e non danno mai una mano. I Capi sapranno dare la giusta considerazione sottolineando il valore di sacrifici fatti per badare ai fratelli piccoli, agli anziani o malati presenti in famiglia, all’aiuto ai genitori nel far quadrare il bilancio famigliare.